giovedì 22 ottobre 2015

IMPRESSIONISMO

Claude Monet, Impression, soleil levant, 1872, olio su tela, 48x63 Parigi, Museo Marmottan

Negli ultimi decenni dell'Ottocento, la rivoluzione industriale cambia radicalmente il volto dell'Europa.
Si guarda con ottimismo al futuro e si ripone grande fiducia nel progresso tecnologico e scientifico.
Quel periodo viene chiamato Bella Epoque e Parigi diventa la città più importante d'Europa.
L'artista non ha più dei committenti ( principi, governanti, ordini religiosi...) che gli commissionano dei lavori, ma esprime ciò che gli suggeriscono la sua sensibilità e i suoi interessi. Si fa conoscere attraverso le mostre e i mercanti d'arte e cerca di vendere le proprie opere.
Nel 1874 nell'atelier del fotografo Felix Nadar vengono esposte per la prima volta le prime opere impressioniste. I soggetti fanno parte della vita quotidiana e sono eseguiti all'aperto (en plein air).
I critici dell'epoca, ancora legati ai canoni della pittura tradizionale, definiscono spregiativamente questi artisti "impressionisti", termine che rimane poi per designare questa corrente.
In quel periodo si diffonde in Europa la fotografia che con la sua capacità di fermare l'immagine, come gli impressionisti fanno con i dipinti, coglie la realtà con immediatezza.

IMPRESSIONISMO  Caratteri stilistici:
·         Si coglie la prima impressione tralasciando i dettagli dell’immagine
·         Si dipinge all’aperto: en plein air
·         Colori stesi puri, accostati non mescolati
·         Movimento di breve durata, ma fondamentale per l’arte moderna
·         Un’arte che testimonia l’attualità del proprio tempo

Claude Monet

Nel 1874 è protagonista della prima mostra degli impressionisti col suo dipinto Impression, soleil levant.
Monet si può definire il padre dell'Impressionismo, infatti, mentre i suoi compagni dopo qualche tempo cercheranno nuovi modi di esprimersi, lui proseguirà incessantemente nel tentativo di cogliere la continua novità portata dalle variazioni di luce per tradurla sulla tela sotto forma di colore.
Qui il pittore cerca di fissare sulla tela la mutevolezza dei colori del grande bacino d'acqua che riflette le luci del cielo, le bianche vele e il variare di colori della vegetazione della sponda opposta.
Un forte vento muove le nuvole e il foulard, gonfia l'ombrellino, scuote la vegetazione. Questo è l'attimo che il pittore rappresenta sulla tela. Osserviamo la delicata variazione del colore dell'abito e del volto della ragazza.
Due coppie di madri con figli, una in primo piano, l'altra sullo sfondo, sono immerse in un campo di papaveri in una calda giornata estiva. la loro posizione crea una diagonale con una prevalenza del rosso dei papaveri a sinistra e del verde dell'erba accarezzata dal vento. In primo piano i fiori e l'erba sono dipinti con pennellate molto visibili che sottolineano il movimento naturale creato appunto dal vento.
Tralasciando l'orizzonte e il cielo, Monet concentra il punto di vista su una piccola porzione dello stagno nel tentativo di descrivere le vibrazioni di luce sull'acqua. La pennellata diventa totalmente libera, distaccata da ogni descrizione per dare importanza unicamente al colore. Le ninfee sembrano danzare sullo specchio d'acqua in una sinfonia di luci e di colori. Le pennellate lievi e filamentose creano un'armonia indefinita e misteriosa che rende quasi irriconoscibile il soggetto, arrivando alle soglie della pittura astratta.


La serie della Cattedrale di Rouen di Claude Monet
Tra il 1892 e il 1894 Monet dipinge una serie di cinquanta vedute della Cattedrale di Rouen, alla ricerca di una luminosità sempre più intensa e variabile, con l’intento di far prevalere l’emozione visiva, che al variare delle ore della giornata e delle stagioni, si trasforma in luce-colore. Per la prima volta nella storia della pittura un artista è riuscito a rappresentare la quarta dimensione: il tempo.

Per approfondire: esegui una ricerca di altre immagini della Cattedrale di Rouen eseguite da Monet e confrontane due o  tre, mettendo per scritto analogie e differenze.

Edgar Degas

Edgar Degas, come molti pittori dell'epoca, frequenta il Museo del Louvre dove ha occasione di studiare i grandi maestri del passato, grazie ai quali sviluppa una forte sensibilità per la proporzione e l'armonia delle forme. Nel 1874 partecipa alla prima esposizione impressionista nello studio di Nadar, con gli impressionisti affina la capacità di cogliere l'attimo fuggevole e il variare della luce. Condivide con loro il gusto di rappresentare la vita moderna, servendosi anche dell'inquadratura di tipo fotografico. In genere è poco attratto, però, dal mondo naturale poichè preferisce lavorare in studio, i suoi soggetti preferiti sono le figure umane ed in particolare le ballerine.


Edgar Degas, L’assenzio, 1873, olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay

Degas rappresenta in un caffè, una donna e un uomo che stanno seduti una a fianco dell’altro, ognuno dei due è chiuso in un isolamento silenzioso, con uno sguardo vuoto e assente, i lineamenti disfatti, l’aria oppressa. L’opera può essere vista come una denuncia al consumo dell’assenzio, (forte bevanda alcolica che per la sua pericolosità verrà messa al bando) ma anche per sottolineare l’esistenza di una società economicamente meno fortunata che vive emarginata dai fasti della Parigi dell’epoca. Anche la scelta dell’inquadratura ,che sembra un’istantanea scattata dal vivo da un tavolo vicino, rende l’idea di una coppia triste, senza speranze, che non comunica più nemmeno col mondo che li circonda.

Pierre-Auguste Renoir

 Pierre Auguste Renoir si forma inizialmente come pittore di porcellane a Parigi. Si iscrive alla Scuola di Belle arti e conosce Claude Monet, con lui sperimenta la pittura all'aria aperta e nel 1874 partecipa alla prima mostra impressionista. Renoir in breve tempo si afferma come pittore della buona società parigina.
Il suo stile rispecchia la serenità che sempre accompagnerà la sua vita: paesaggi solari, momenti di festa, e di incontro, bellissimi volti femminili dipinti con pennellate vaporose e fluide,  tutti i suoi dipinti sono ricchi di vibrazioni luminose. L'artista utilizza una pennellata che impasta il colore creando continue variazioni, interpretando in modo più poetico che realistico ciò che osserva in natura





Pierre-Auguste Renoir, Ballo al Moulin de la Galette, olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay

L’opera ritrae un ballo popolare all’aperto, in un luogo che altro non è che un vecchio mulino abbandonato. Il nome del locale fa riferimento ai dolci che venivano offerti come consumazione, compresi nel prezzo del biglietto per l’entrata. Si osservano persone che chiacchierano piacevolmente e altre che ballano. Gli eleganti abiti sono quelli tipici del tempo.
Sembra che la luce del sole illumini i personaggi attraverso le fronde degli alberi che riconoscono in alto e si sviluppano per tutta la larghezza del dipinto. Sebbene non vi sia un soggetto principale, ciascun personaggio appartiene ad un gruppo ben definito di persone: chi balla, chi chiacchiera, o chi semplicemente guarda.
Il colore steso con rapide pennellate, chiare o scure, alternando toni caldi e freddi, crea luci e ombre e un senso di movimento.
I sorridenti personaggi rallegrano la scena che sembra espandersi anche al di fuori della stessa cornice, grazie al movimento che domina il dipinto e alla diagonale tracciata dalla panchina su cui sono allineati i personaggi in basso a destra.