Nei
secoli XIII e XIV si verifica un importante cambiamento nell'arte
figurativa, la rappresentazione simbolica dei secoli predenti lascia
spazio ad una più naturalistica, le figure acquistano il senso
del volume ed un maggiore realismo.
Attraverso l'affresco
e alla pittura su tavola la narrazione di storie sacre
raggiunge livelli di altissima esecuzione. Nelle pale dipinte e nei
cicli di affreschi, i pittori danno volume ai corpi di Santi e
personaggi biblici accentuando la loro forza espressiva e la loro
umanità. Cambia anche il modo di rappresentare lo spazio, le scene
dipinte si arricchiscono di architetture raffigurate con semplici
assonometrie. Si utilizzano colori più accesi che mettono in
evidenza volumi e movimenti nonostante lo sfondo rimanga, in genere,
color oro.
La
tradizione delle croci e tavole dipinte continua ad affermarsi in
tutta Italia. La rappresentazione della Madonna in trono fra angeli
e santi, detta "Maestà" diviene
ricca e complessa, la tavola
è suddivisa in scomparti che ripetono gli schemi delle facciate e
delle finestre gotiche. Tale composizione se divisa in tre scomparti
viene definita trittico,
polittico, se divisa
in numero maggiore di tre.
La
pittura gotica raggiunge livelli espressivi elevatissimi in Toscana,
in modo particolare a Siena e a Firenze.
A Siena operano i pittori: Simone Martini, Duccio di
Buoninsegna, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, la
loro pittura si distingue per la ricerca minuziosa dei particolari,
per la raffinatezza della decorazione e per
l’uso di una linea fluida
che disegna le figure.
A
Firenze le figure evidenziano un più deciso senso del volume e
un’ampia spazialità, fattori che contribuiscono a rendere più
verosimili le immagini di
uomini e cose. A Firenze, fra gli altri operano Cimabue e
Giotto; il primo introduce
nelle sue opere un nuovo senso di umanità, dolcezza materna nelle
sue Madonne, senso del tragico e del dolore sui volti di Cristo in
croce.
Simone
Martini, Annunciazione, tempera su tavola, 1333, Firenze, Galleria
degli Uffizi
In
quest’opera la composizione è basata su due movimenti
contrapposti: uno dell’Angelo verso Maria, l’altro di Maria che
si ritrae di fronte al messaggio ricevuto. La linea ha movimento
continuo ed elegante, i colori significato simbolico, il rosso indica
regalità e il blu spiritualità, l’oro esprime il carattere
soprannaturale dell’evento.
Cimabue,
Cristo crocifisso,1270 ca. tempera su tavola, Arezzo
Nel
1200 si diffonde il tema del Cristo Patiens, Cristo da uomo muore
sulla croce. La testa reclinata sulla spalla, gli occhi chiusi,
l’espressione sofferente, raffigurano il dolore e la morte . Il
corpo arcuato rende più umana e flessuosa la figura,
contrapponendosi alla rigidità della croce.
Duccio,
Maestà di Santa Maria Novella, 1285 ca. tempera su tavola, Firenze
Duccio
accentua la sproporzione fra gli angeli e la Madonna il cui volto ci
appare ancora vagamente enigmatico, come nelle pitture bizantine.nei
tondi della cornice Duccio ha dipinto trenta santi e profeti a mezzo
busto che sembrano veri e propri ritratti.
Cimabue,
Maestà di Santa Trinità, 1280-1290 tempera su tavola Firenze,
Galleria degli Uffizi
Le
grandi pale medievali a cuspide che misuravano altre tre metri di
altezza, raffiguranti la Maestà, dovevano essere visibili nelle
chiese al maggior numero possibile di fedeli, illuminate
solamente dalla luce delle
candele, la grande sproporzione fra la figura degli Angeli e quella
di Maria, forse si deve anche a questo motivo. In questa grande pala
la Madonna è ritratta frontalmente ma in postura leggermente
asimmetrica, presenta tratti umani e non divinizzati. La figura è
plastica e non più bidimensionale, pur usando il fondo oro come
nella pittura bizantina. Il trono si presenta come una struttura
architettonica costruita nello spazio secondo nuovi principi. In
questa stravagante struttura architettonica otto angeli attorniano la
Madonna, mentre in basso i profeti preannunciano la venuta del
Salvatore.
Giotto,
Madonna di Ognissanti, 1310 ca. tempera su tavola, Firenze,
Galleria degli Uffizi
Nella
Maestà Giotto conferma la sua propensione a rappresentare uno
spazio quanto più realistico. Il trono è un’edicola aperta su due
lati, una struttura architettonica tridimensionale che sembra venirci
incontro emergendo dallo sfondo che non è più un tradizionale e
piatto fondo oro. Questa è “la scatola prospettica” del grande
artista. Giotto fa emergere
i corpi degli angeli grazie ad una resa dei corpi molto plastica,
solida, che rende le figure simili a sculture.
Giotto
Giotto,
Il compianto sul Cristo morto, 1303-1304, Padova, cappella degli
Scrovegni
In
questa scena Giotto conferma il suo talento nel rappresentare i
sentimenti e le emozioni dei personaggi, le sue figure sono uomini e
donne realistici e il loro dolore per la morte di Gesù è dolore
vero che l’artista ha saputo rendere con un’intensità tale da
commuoverci anche a secoli di distanza.