sabato 10 marzo 2018

La Pittura nel Gotico e Giotto

Nei secoli XIII e XIV si verifica un importante cambiamento nell'arte figurativa, la rappresentazione simbolica dei secoli predenti lascia spazio ad una più naturalistica, le figure acquistano il senso del volume ed un maggiore realismo
Attraverso l'affresco e alla pittura su tavola la narrazione di storie sacre raggiunge livelli di altissima esecuzione. Nelle pale dipinte e nei cicli di affreschi, i pittori danno volume ai corpi di Santi e personaggi biblici accentuando la loro forza espressiva e la loro umanità. Cambia anche il modo di rappresentare lo spazio, le scene dipinte si arricchiscono di architetture raffigurate con semplici assonometrie. Si utilizzano colori più accesi che mettono in evidenza volumi e movimenti nonostante lo sfondo rimanga, in genere, color oro.
La tradizione delle croci e tavole dipinte continua ad affermarsi in tutta Italia. La rappresentazione della Madonna in trono fra angeli e santi, detta "Maestà" diviene ricca e complessa, la tavola è suddivisa in scomparti che ripetono gli schemi delle facciate e delle finestre gotiche. Tale composizione se divisa in tre scomparti viene definita trittico, polittico, se divisa in numero maggiore di tre.
La pittura gotica raggiunge livelli espressivi elevatissimi in Toscana, in modo particolare a Siena e a Firenze
A Siena operano i pittori: Simone Martini, Duccio di Buoninsegna, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, la loro pittura si distingue per la ricerca minuziosa dei particolari, per la raffinatezza della decorazione e per l’uso di una linea fluida che disegna le figure.
A Firenze le figure evidenziano un più deciso senso del volume e un’ampia spazialità, fattori che contribuiscono a rendere più verosimili le immagini di uomini e cose. A Firenze, fra gli altri operano Cimabue e Giotto; il primo introduce nelle sue opere un nuovo senso di umanità, dolcezza materna nelle sue Madonne, senso del tragico e del dolore sui volti di Cristo in croce.

Simone Martini, Annunciazione, tempera su tavola, 1333, Firenze, Galleria degli Uffizi

In quest’opera la composizione è basata su due movimenti contrapposti: uno dell’Angelo verso Maria, l’altro di Maria che si ritrae di fronte al messaggio ricevuto. La linea ha movimento continuo ed elegante, i colori significato simbolico, il rosso indica regalità e il blu spiritualità, l’oro esprime il carattere soprannaturale dell’evento.

Cimabue, Cristo crocifisso,1270 ca. tempera su tavola, Arezzo

Nel 1200 si diffonde il tema del Cristo Patiens, Cristo da uomo muore sulla croce. La testa reclinata sulla spalla, gli occhi chiusi, l’espressione sofferente, raffigurano il dolore e la morte . Il corpo arcuato rende più umana e flessuosa la figura, contrapponendosi alla rigidità della croce.


Duccio, Maestà di Santa Maria Novella, 1285 ca. tempera su tavola, Firenze

Duccio accentua la sproporzione fra gli angeli e la Madonna il cui volto ci appare ancora vagamente enigmatico, come nelle pitture bizantine.nei tondi della cornice Duccio ha dipinto trenta santi e profeti a mezzo busto che sembrano veri e propri ritratti.

Cimabue, Maestà di Santa Trinità, 1280-1290 tempera su tavola Firenze, Galleria degli Uffizi

Le grandi pale medievali a cuspide che misuravano altre tre metri di altezza, raffiguranti la Maestà, dovevano essere visibili nelle chiese al maggior numero possibile di fedeli, illuminate solamente dalla luce delle candele, la grande sproporzione fra la figura degli Angeli e quella di Maria, forse si deve anche a questo motivo. In questa grande pala la Madonna è ritratta frontalmente ma in postura leggermente asimmetrica, presenta tratti umani e non divinizzati. La figura è plastica e non più bidimensionale, pur usando il fondo oro come nella pittura bizantina. Il trono si presenta come una struttura architettonica costruita nello spazio secondo nuovi principi. In questa stravagante struttura architettonica otto angeli attorniano la Madonna, mentre in basso i profeti preannunciano la venuta del Salvatore.

Giotto, Madonna di Ognissanti, 1310 ca. tempera su tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi

Nella Maestà Giotto conferma la sua propensione a rappresentare uno spazio quanto più realistico. Il trono è un’edicola aperta su due lati, una struttura architettonica tridimensionale che sembra venirci incontro emergendo dallo sfondo che non è più un tradizionale e piatto fondo oro. Questa è “la scatola prospettica” del grande artista. Giotto fa emergere i corpi degli angeli grazie ad una resa dei corpi molto plastica, solida, che rende le figure simili a sculture. 

Giotto


Giotto, Il compianto sul Cristo morto, 1303-1304, Padova, cappella degli Scrovegni

In questa scena Giotto conferma il suo talento nel rappresentare i sentimenti e le emozioni dei personaggi, le sue figure sono uomini e donne realistici e il loro dolore per la morte di Gesù è dolore vero che l’artista ha saputo rendere con un’intensità tale da commuoverci anche a secoli di distanza.











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